14 December 2022
Airbnb a Venezia: regolamentazione sugli affitti
Nel presidente articolo si passi ad analizzare il decreto Aiuti, l’impatto che tale decreto potrà avere sul rapporto tra Airbnb e Venezia nell’ambito del mercato degli affitti brevi a Venezia a partire dal 2023.
Decreto Aiuti a Venezia
Il decreto legge Aiuti ha posto un limite a Venezia agli affitti “Airbnb” ovvero agli affitti brevi. L’obbiettivo del decreto legge è quello di evitare di snaturare il centro storico di Venezia attraverso la formula degli affitti brevi, facendolo diventare un parco ad uso e consumo esclusivo dei turisti. Coloro che hanno proposto il decreto lo hanno fatto con l’obbiettivo di permettere a Venezia di fare da apripista in questo genere di iniziativa ad altre città italiane. Una normativa analoga è stata già messa in atto da altre grandi città europee come Parigi e Barcellona, le quali hanno messo in essere normative atte a limitare l’effetto “Airbnb”.
L’emendamento, presentato dal deputato Pellicani, concede facoltà al comune di stabilire un tetto limite entro il quale inserire gli alloggi a Venezia affittabili entro un determinato arco temporale da piattaforme on line. In realtà il vero obbiettivo è quello di favorire i contratti a lunga durata per evitare la fuga o la cacciata dei residenti dalla città. L’affitto ai turisti di ogni singola casa vacanza a Venezia è previsto, secondo l’emendamento, per un massimo di 120 giorni all’anno. Eventualmente nel restante periodo spetterà al comune concedere facoltà di locazione. Secondo Pellicani l’obbiettivo è quello di trovare un punto d’equilibrio tra la tutela della residenza ed allo stesso tempo svolgere attività di locazione turistica. Dal momento che quest’ ultimo fenomeno, secondo Pellicani, è fuori controllo ed ha bisogno di essere regolamentato.
Attualmente le piattaforme on line mettono a disposizione a Venezia oltre 7000 abitazioni ad uso turistico. Una situazione che ha condotto negli ultimi anni all’abbassamento della popolazione residente all’interno del centro storico. Quest’ ultima negli ultimi anni è arrivata di poco al di sopra dei 50.000 abitanti. Il primo a mettere in evidenza le problematiche in essere a tale sistema è stato il prefetto Vittorio Zappalorto, il quale ha sottolineato più volte come dal 2000 al 2019, causa eccesso di turismo, circa 20.000 residenti abbiano abbandonato il centro della città. A Venezia, nell’ambito degli affitti brevi oltre ad agenzie di comprovata e riconosciuta legalità, ve ne sono anche altre abusive con sede all’estero. Da qui la battaglia contro l’abusivismo degli affitti brevi nella città lagunare. A tutto ciò il prefetto ha aggiunto un richiamo all’articolo 41 della costituzione, secondo il quale la proprietà privata deve avere sempre una finalità sociale, a maggior ragione a Venezia, che risulta patrimonio dell’umanità.
Brugnano sindaco di Venezia, per tutti i motivi di cui sopra, si è detto favorevole all’emendamento. Al limite posto agli affitti brevi, Brugnano ha voluto ricordare un’altra misura da mettere in atto a partire dal 2023, ovvero “ la prenotazione per le visite alla città, da parte dei turisti mordi e fuggi”. Insomma l’inserimento, per l’accesso a Venezia, di un Tiket d’ingresso, come ormai avviene in ogni altra area storica – culturale ed in qualunque altro museo. Se da una parte l’emendamento ha ricevuto l’approvazione da parte delle più alte cariche istituzionali, dall’altra ha annunciato battaglia l’associazione di proprietari locali Bre.Ve. secondo la quale la norma è del tutto incostituzionale.
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Possibili scenari futuri
La normativa di cui sopra è plausibile venga introdotta per il 2023, precisamente agli inizi del 2023. E’ possibile, come detto che la regolamentazione prospettata per Venezia venga introdotta anche in altre grandi città italiane, ma non si ha la sicurezza di ciò. Dal momento che, si sa, Venezia, per le sue caratteristiche, non è una città come tutte le altre e può a giusta ragione essere considerata unica al Mondo. E non è da escludere che il mercato degli affitti brevi, estremamente prospero negli ultimi anni, riesca a trovare delle vie per riuscire a sfuggire a tali limitazioni. A tal proposito il presidente di confedilizia Giorgio Spaziani Testa, in una recente intervista al sole 24 ore, ha dichiarato che è possibile rilanciare il mercato degli affitti a lungo termine senza danneggiare gli affitti brevi. In che modo? Attraverso incentivi, eliminando l’IMU, e consentendo agli affittuari di recuperare il loro l’immobile in caso di morosità.
Dario Pileri, presidente di Prolocatur, un’associazione che tutela i diritti dei proprietari di immobili da destinare agli affitti brevi, prevede come scenario futuro, dati gli impedimenti in atto, che verrà concentrata l’offerta nei periodi più redditizi dell’anno. E sottolinea come in questo modo, anzicchè evitare verrà, paradossalmente, ulteriormente incentivato il cosiddetto overturism, ovvero il sovraffollamento turistico in determinati periodi dell’anno. Proprio quel sovraffollamento che Venezia sta cercando di evitare attraverso i provvedimenti di cui si è parlato.
A tal proposito, si vuole aggiungere, che tali provvedimenti sono stati già introdotti negli anni precedenti in altre città europee, ma con scarsissimi risultati. Nel centro storico di Amsterdam gli appartamenti non possono essere affittati per più di 30 giorni all’anno, a Ginevra per più di 60 giorni, mentre a Londra e Madrid il limite è di 90 giorni all’anno.
Nel 2017 a Parigi, il comune aveva imposto ai proprietari di affittare camere per non più di 120 giorni all’anno. A tal fine ogni immobile era stato registrato con uno specifico codice per evitare che venisse superata la soglia massima consentita. E’ noto che tali regolamentazioni non hanno affatto risolto i problemi nelle città dove sono state applicate, dal momento che si tratta di regolamentazioni di difficile applicazione pratica. Per ovviare a questo problema, a Parigi è stato creato un ufficio per la protezione dei locali residenziali formato da funzionari abilitati a fare sopraluoghi nei quartieri della città, al fine di individuare eventuali alloggi abusivi, il tutto al fine di debellare ogni forma di abusivismo nell’ambito del mercato degli affitti.
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